domenica 8 aprile 2012

Le aziende mondiali dicono "grazie" a Facebook


Quando Mark Zuckerberg fondò nel 2004 quello che doveva diventare il più famoso social network ossia Facebook, non poteva immaginare quante e quali conseguenze avrebbe generato e continuerà a generare, la sua creazione.

Ogni giorno nel mondo, ci sono circa 480 milioni di utenti che si connettono, con un totale di circa 10,5 miliardi di minuti che quotidianamente vengono dedicati ai vari profili.

Ma tutte le informazioni che introduciamo dove vanno a finire, a cosa serviranno?




Esaminando un centinaio tra le più popolari applicazioni del social network più frequentato al mondo, si è appurato che, tra i dati personali richiesti, ci sono oltre all’indirizzo email e la residenza, anche gli orientamenti sessuali, politici e religiosi.


E non solo degli utenti che scaricano l’applicazione, ma, di conseguenza, anche dei loro “amici” . L'obiettivo? Ovvio, saperne di più della nostra vita e dei nostri interessi. Naturalmente l’utente deve dare il permesso con un “click” del mouse, ma l’abitudine a rispondere “sì” , senza pensarci troppo e magari non facendoci nemmeno più caso, alle varie richieste che arrivano quando si scarica un’applicazione è ormai talmente diffusa che nella maggioranza dei casi diventa quasi un automatismo.

Ne va che le aziende produttrici di beni possono sfruttare queste “informazioni” che spesso riguardano anche persone minorenni per trarne vantaggi a livello di strategia del mercato, “perforando” in un certo qual modo il muro della nostra privacy che comprendiamo quanto sia più sottile di quanto potremmo pensare.

Perdipiù, a maggio, Facebook dovrebbe entrare nell'indice delle quotazioni borsistiche e consideriamo che le previsioni prevedono che il valore della società arrivi fino alla straordinaria cifra di 100 miliardi di dollari.


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