martedì 8 maggio 2012

Lo spesometro colpisce anche le scuole private...


Lo spesometro colpisce ancora : questa volta a farne le “spese” sono le scuole private e la loro gestione. La denuncia parte naturalmente dall'ambiente cattolico, da sempre sinonimo nel nostro Paese di istruzione d'elite, tradizionalmente separata dalla comune scuola pubblica.

Mandare i propri figli in un istituto privato comporterebbe sospetti di evasione fiscale o, perlomeno, può essere usato, insieme ad altri dati, dall'amministrazione fiscale per stabilire se un contribuente è ricco o no.


A dire il vero, le rette scolastiche erano già incluse nello spesometro “edizione 2011”, ma da quest'anno scatterebbe l'obbligo di segnalare alle Agenzie delle Entrate non solo l'importo della retta mensile ma tutto ciò che una famiglia versa all'Ente scolastico anche per tutti gli altri servizi direttamente collegati come la mensa, il doposcuola o corsi supplementari pomeridiani non previsti dal normale programma scolastico.

Tale provvedimento non ha mancato di suscitare polemiche soprattutto per il confronto che inevitabilmente nasce con i ragazzi che frequentano le scuole pubbliche : ci si chiede infatti se sono solo gli alunni degli istituti privati a mangiare mentre i figli dei “poveri” sono costretti invece a digiunare.
Oppure, per ciò che riguarda il servizio del doposcuola, si rammenta che molti genitori che lavorano full-time, assumono ugualmente delle “baby sitter” che devono essere comunque pagate.

Inoltre, per molte famiglie, il pagamento della retta scolastica non è propriamente un “lusso” ma si tratta di una somma accantonata con sacrifici, pur di vedere i propri ragazzi proseguire brillantemente nella loro carriera scolastica.

D'altro canto, la reazione della Chiesa, in proposito, non poteva che essere negativa, in quanto la maggioranza degli istituti scolastici privati italiani sono attualmente gestiti da Enti religiosi ; si teme che la nuova misura adottata dalle Agenzie delle Entrate finirà per penalizzare la loro gestione, causando una sensibile diminuzione delle iscrizioni scolastiche.

Se poi pensiamo che, trent'anni fa nel 1991, le scuole cattoliche in Italia erano circa 11.000 e che nel 2009 si erano ridotte a poco più di 7.000, appare inevitabile che questo provvedimento finirà per influenzare ulteriormente in negativo la situazione della scuola privata.

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